Politiche e buone pratiche della Regione Lombardia nella gestione dei rifiuti da costruzione e demolizione

By adminvibeco In News dal mondo No comments

Una corretta gestione dei rifiuti inerti, in particolare da costruzione a demolizione, è particolarmente auspicabile in considerazione sia dell’ingente quantitativo di tali rifiuti che si produce nel nostro Paese, sia del consistente risparmio di risorse naturali che si potrebbe conseguire dall’adozione di logiche “circolari” nella attività di demolizione e di recupero dei rifiuti risultanti.

Con la dizione inclusiva di “rifiuti inerti” si è soliti comprendere:

  • le terre e rocce da scavo gestite al di fuori del sito di escavazione e non qualificabili come sottoprodotti
  • I rifiuti da costruzione e demolizione

Diverso trattamento meritano i rifiuti dell’attività estrattiva, la cui inerzia chimico-fisica e biologica deve essere dimostrata in relazione ai materiali estratti e alle tecniche di coltivazione.

I rifiuti inerti rappresentano la tipologia di rifiuto quantitativamente prevalente nell’are OCSE. Non fa eccezione il nostro Paese, dove – nonostante la flessione economica iniziata nel 2008 – i volumi di terre e rocce da scavo e di rifiuti da costruzione e demolizione sono ancora assolutamente rilevanti, tanto che solo nel 2014 la sola Regione Lombardia ha trattato oltre 5,5 Mton di rifiuti attribuiti al codice EER 17 09 04.

Tra le barriere a una gestione ambientalmente ottimale bisogna purtroppo annoverare:

condizioni economiche oggettive, co costi di smaltimento in discarica a prezzi del materiale di cava ancora troppo bassi;

nella percezione diffusa tra gli operatori, onerosità degli adempimenti normativi, derivanti da norme troppo complesse e perciò soggette a interpretazioni mutevoli, o spesso assai cautelative, da parte delle Autorità Competenti.

Il protocollo europeo

Indubbiamente, l’applicazione delle norme europee in materia di gestione dei C&Dw può essere resa più uniforme alla scala dell’Unione, più pervasiva ed efficace grazie all’applicazione di protocolli che, fondandosi sui principi normativi comunitari e alla luce delle buone pratiche emerse nei diversi Stati Membri, declini in prassi virtuose, con un maggior grado di approfondimento e dettaglio, le indicazioni del legislatore europeo.

La struttura del Protocollo delinea cinque principali campi di intervento così elencati, e che svilupperemo affrontandoli nello stesso ordine:

  1. Classificazione, separazione alla fonte e raccolta dei rifiuti
  2. Logistica dei rifiuti
  3. Trattamento dei rifiuti
  4. Gestione della qualità
  5. Condizioni normative e di contesto

Le grandi trasformazioni territoriali nell’area metropolitana milanese

Per quanto riguarda la classificazione, separazione alla fonte e raccolta dei rifiuti, due casi di riqualificazione urbana hanno assunto particolarmente rilevanza negli ultimi anni:

  • La realizzazione, l’esercizio per un semestre e il dismantling di Expo Milano 2015
  • La demolizione degli ex-stabilimenti Alfa Romeo di Arese, avvenuta in massima parte nel 2014.

Expo è stato localizzato su un’area agricola residuale, interclusa, di basso pregio e punteggiata da funzioni che la città ha in qualche modo espulso, e della quale la città ora intende, con ripensamento irruente, finalmente appropriarsi attraverso un’avveniristica urbanizzazione; nel mentre, l’area ha ospitato un evento che ha rilanciato il nome e l’immagine di Milano nel mondo come mai forse si era visto prima, e ha lasciato un’eredità positiva nella percezione collettiva, al punto da rendere quelle aree improvvisamente appetibili per i grandi progetti di trasformazione della città.

L’Alfa Romeo di Arese, per contro, è un’imponente testimonianza del passato industriale di Milano che non è potuta sopravvivere alle nuove logiche economiche della metropoli, sempre più orientate ai servizi: ecco allora che l’area, dopo aver brevemente ospitato un parcheggio di corrispondenza funzionale all’evento di Expo, viene prontamente riconvertita in un uno dei più grandi centri commerciali d’Europa.

Nel primo caso, gran parte di ciò che è stato costruito si sapeva essere destinato alla demolizione o al disassemblaggio – distinzione cruciale! – fin dalla fase progettuale; nel secondo, gli immensi ambienti industriali dell’Alfa Romeo sembravano essere stati costruiti per durare in eterno, senza prevedere un limite a uno sviluppo infinito, e la loro demolizione ha prodotto una quantità immane di macerie tradizionali.

Nel caso di Arese la demolizione è avvenuta nel contesto di una Dichiarazione di Inizio Attività e ha interessato corpi edilizi di notevolissima estensione territoriale e volumetria: seppure nel quadro di una modalità d’intervento tradizionale, le buone pratiche di demolizione selettiva trovavano riscontro nei cumuli di elementi edilizi tipologicamente distinti, es. inerti, calcestruzzo legato da tondino metallico, lamiere, isolanti. Una particolare modalità, ovviamente obbligatoria, di demolizione selettiva ha riguardato lo smontaggio delle coperture in amianto, avviate a smaltimento in Germania.

Nonostante il limitato margine operativo che in Italia si può ottenere dalla gestione dei rifiuti inerti, una serie di fattori hanno reso molto interessante per gli operatori il trasporto delle Trs (codice EER prevalente 17 09 04) e dei C&Dw (codice EER prevalente 19 09 04) dal Canton Ticino alle vicine Province di Como, Varese e, in minor misura, Monza e Brianza. Hanno concorso a questa dinamica le rigorose politiche di tutela del territorio attuate dal Canton Ticino, i prezzi decisamente più alti delle operazioni di recupero e smaltimento in territorio svizzero e le difficoltà economiche di molti cavatori italiani, che hanno trovato vantaggioso, nella severa congiuntura economica iniziata nel 2008, riconvertirsi a recuperatori di rifiuti inerti attraverso le operazioni R5 o R10.

Una delle iniziative del Gruppo di Concertazione che più dovrebbero tranquillizzare il territorio rispetto alla regolarità e allo scarso impatto ambientale delle attività in corso è il protocollo CO.M.E.T.A. (Controlli sui Materiali Esteri Transfrontalieri Autorizzati), condiviso dal Gruppo di Concertazione, che prevede rigorosi controlli analitici a campione sui carichi in ingresso in Italia e che ha consentito, in un 20-25% dei casi, di riscontrare limitati superamenti al test di cessione per parametri di origine naturale (TOC, arsenico) o antropica (Idrocarburi, solfati in C&Dw), puntualmente sanzionati; parimenti, è stata innalzata la frequenza e la qualità dei controlli in sede di autorizzazione delle spedizioni.

Sul trattamento dei rifiuti inerti sembrerebbe difficile introdurre particolari novità: tutti gli impianti, anche i più avanzati, non fanno che proporre varianti e combinazioni della sequenza:

  1. Frantumazione
  2. Vagliatura
  3. Deferrizzazione e separazione di altre impurità

Eppure, anche in questa semplice sequenza si possono introdurre fattori di qualità, in applicazione dei nuovi BREF “Waste Treatment” tanto che auspichiamo che, anche per impianti come questi, si opti sempre per un’autorizzazione in AIA o ai sensi dell’articolo 208, piuttosto che per una semplificata.

A introdurre novità nel trattamento, per contro, ha provveduto la normativa, con le ultime modifiche alla WFD (Direttiva 2018/851/Ce del 30 maggio 2018) che, oltre a riconoscere ai C&Dw un’identità distinta, hanno introdotto la definizione di “riempimento”.

Insieme per la qualità

La gestione della qualità non può che passare per interventi concertati tra istituzioni e operatori (in forma singola o associata) che definiscano degli standard virtuosi quanto realistici e si assumano l’impegno a rispettarli.

Per quanto attiene più strettamente ai margini di manovra delle istituzioni, la gestione della qualità può essere perseguita agendo sia sulla leva normativa (nel senso non tanto del command & control quanto dell’accreditamento di operatori disposti a impegnarsi nel raggiungimento di determinati standard), sia sulla leva finanziaria: e non bisogna per forza pensare a incentivi, per quanto graditi alle imprese, ma magari a disincentivi per le pratiche più impattanti in termini di esternalità ambientali negative.

Fonte Rifiuti – Bollettino di informazione normativa

(Dario Sciunnach e Simona Colzani)