Impianti e regole facili per le imprese green

By adminvibeco In News dal mondo No comments

Oggi in Italia si producono 165 milioni di tonnellate di rifiuti, di cuoi 135 milioni speciali e 30 urbani. Numeri che impongono, nel rispetto delle linee europee, una visione politica e ambientale integrata per la loro gestione, che passa dallo smaltimento in discarica e dalla termovalorizzazione.

Momenti, questi ultimi, che dovrebbero essere affrontati in base a parametri di prevenzione, riciclo e riutilizzo.
Il tema è caldo: il dibattito politico nazionale si è soffermato sulla questione, già in passato al centro di accesi scontri ideologici che quasi mai hanno affrontato il problema in maniera razionale o come occasione di politica economico-industriale e ambientale. Confindustria nel suo rapporto “Il ruolo dell’industria italiana nell’economia circolare”, al quale hanno contribuito Assolombarda e il Green Economy Network – la rete promossa da Assolombarda per stimolare alleanze tra oltre trecento imprese che offrono prodotti, tecnologie e servizi per la sostenibilità ambientale e energica, ha voluto fare il punto e fornire prospettive.

Sottolineando come, quando si parla di gestione dei rifiuti, bisogna avere come riferimento l’intera produzione dei rifiuti urbani e rifiuti industriali (speciali).

È quindi corretto insistere su prevenzione, riutilizzo e recupero, che deve essere alimentato da una raccolta differenziata sempre più spinta.
Esistono strumenti come l’End Of Waste che, invece di costruire momenti di facilitazione, spesso si rivelano di ostacolo al rilascio delle autorizzazione al trattamento dei rifiuti.

Si pensi poi al tema dei sottoprodotti che esulano dalla normativa dei rifiuti e ai quali si vorrebbero invece applicare normative parallele.
È necessario, essere consapevoli del fatto che non tutto è recuperabile o riutilizzabile. A oggi la capacità complessiva di termovalorizzazione nel nostro Paese è pari a 6,5 milioni di tonnellate, considerando uno scenario a tendere della raccolta differenziata al 65% si stima che il fabbisogno residuo di termovalorizzazione rispetto alla capacità di esercizio sia pari a circa 3,7 milioni di tonnellate, al netto degli scarti.

La situazione è quindi delicata: i produttori di rifiuti si trovano stretti tra pressi in continuo rialzzo, una sempre più limitata e disomogenea disponibilità sul territorio nazionale e il blocco o la drastica riduzione alle importazioni di rifiuti da parte di Paesi come Cina, Francia e Germania.

Fonte Il Sole 24 Ore
(Riccardo Bellato)